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5 modi di vincere Il Lombardia: attacco negli ultimi chilometri

23/09/2022

Il Lombardia è una gara durissima, tanto bella quanto indecifrabile, e buona parte del suo fascino sta nella varietà dei modi in cui può essere decisa.

La si può vincere in una volata ristretta, attaccando in salita come in discesa, scattando da lontanissimo oppure negli ultimi chilometri.

Dopo l’attacco da lontano, oggi raccontiamo un’altra possibilità per far propria la Classica delle Foglie Morte: lo scatto negli ultimi chilometri.

Scattare a 70, 80 km dal traguardo e resistere all’inseguimento degli avversari fino all’arrivo come faceva Coppi è un gesto straordinario, in cui il coraggio dell’idea deve trovare gambe e polmoni fuori dal comune per potersi realizzare.

A ben vedere però, l’attacco nel finale non è certo da meno, soprattutto nel ciclismo moderno, dove le tattiche delle squadre e il livellamento tra gli atleti rendono sempre più difficile fare una grande differenza.

Proprio per questo, quando capita, è un momento magico, perché ci riporta immediatamente all’essenza del ciclismo: un uomo solo al comando che si gioca tutto in una singola azione, e tutti gli altri dietro, a cercare di impedirglielo.

Negli ultimi anni non sono mancati esempi in questo senso, da Vincenzo Nibali nel 2015 e nel 2017, a Thibaut Pinot nell’edizione successiva, fino a Bauke Mollema e Jakob Fuglsang nel 2019 e 2020.

Ma forse l’azione più memorabile è stata quella di Paolo Bettini nel 2006, l’anno del suo secondo Lombardia.

Il Grillo era partito con la freschissima maglia iridata da poco conquistata al Mondiale di Salisburgo, ma la morte nel cuore per la perdita del fratello Sauro avvenuta solo pochi giorni prima.

Fino alla vigilia la sua presenza era stata in dubbio ma alla fine decise che sarebbe partito, e avrebbe corso per Sauro.

Lo fece, come vedremo, in un modo eccezionale.

Scollinò per primo in cima al Ghisallo, alla testa di un gruppetto di una ventina di corridori.

La gara esplose sulla salita successiva, il Civiglio, quando Di Luca fece l’errore di provare un allungo.

Bettini non aspettava altro, usò Di Luca come trampolino di lancio e schizzò via in contropiede, lasciando dietro tutti i favoriti.

L’unico a reagire fu il tedesco Wegmann, che con grande sforzo raggiunse il neocampione del mondo alla fine della discesa.

Prima dell’arrivo c’era però da affrontare ancora un’ultima asperità, la salita di San Fermo della Battaglia, e lì a Bettini chiuse i giochi.

A 6 km dal traguardo si alzò una volta sui pedali, una volta sola, senza nemmeno guardarsi indietro, e per il tedesco fu la resa.

Il Grillo arrivò sul traguardo di Como in lacrime, indicando il cielo.

Ogni attacco solitario necessita di una spinta particolare, di un motivo in più per affrontare il rischio della sconfitta alla ricerca della gloria della vittoria.

E quel giorno Bettini aveva la motivazione più forte di tutte.

Come ha detto ai microfoni appena dopo l’arrivo: “Oggi non ho pedalato da solo”.

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